Pubblicato su "tutteStorie - Racconti letture trame di donne", n. 4 (marzo/maggio 2000)
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L'ATTESA

di Christiana de Caldas Brito

Seduta sull'erba, immobile, faceva finta di leggere la prima pagina del giornale. Si sentiva tagliata fuori da quel mondo di notizie essenzialmente maschili. Chissà se nel secolo futuro le cose sarebbero cambiate. Lei, Gisèle, desiderava pensare ad altro che non fosse suo marito, l'ordine della casa o l'eleganza degli abiti. Voleva scegliersi un'altra occupazione. Voleva diventare protagonista di azioni politiche. Solo allora i giornali l'avrebbero interessata.
Vicino a lei, in piedi, suo marito pescava: la mano destra reggeva la canna e la sinistra, goffamente tenuta all'indietro, formava una piega sulla giacca.
Era divertente pescare? Non si stancava Antoine di rimanere tanto tempo fermo, nell'attesa di un pesce che non arrivava?
Perché non era lei ad usare la canna? Chi aveva deciso che fossero solo gli uomini a gettare l'amo?
Cominciava a sentire caldo. Era scomodo sedersi sull'erba con una gonna così lunga! E se un giorno osasse uscire con un paio di pantaloni di Antoine? Causerebbe scandalo? Presentiva, in un modo vago, ancora non chiaramente formulato, che movimenti più liberi favorivano pensieri più originali.
Immobile, aspettava Antoine che, immobile, aspettava un pesce.
Da quanto tempo venivano tutte le domeniche a pescare e assumevamo quelle posizioni davanti al fiume? Lei, sull'erba, con il vestito bianco di seta cruda, le scarpe rosse e quel cappello - così ingombrante! - che non solo le impediva di muoversi, ma era anche responsabile del suo malumore. Lui, in piedi, la canna tirata in avanti sul fiume, la giacca marrone un po' sgualcita.
Non fece a meno di confrontare il cappello che aveva in testa, con quello di paglia, semplice e leggero, di Antoine. Con ogni probabilità, gli uomini avevano pensieri più importanti perché le loro teste erano meno appesantite da drappi e pieghe e fiori e veli.
Non era facile per le donne vivere in quel secolo: costrizioni e obblighi da tutte le parti, esigenze sociali più rigide dei corsetti, convenzioni che rinchiudevano i sentimenti dentro casa, in cassetti angusti. La sua unione con Antoine, per esempio. Si erano sposati "finché morte non vi separi". Si erano promessi di amarsi. Ma l'amore veniva con la promessa o doveva esistere già da prima? E se un giorno si stancasse di lui?
La seta del vestito sembrò protestare. Ma quando mai la seta protesta al soffio dei pensieri? Era stata lei a muoversi, ecco la spiegazione. 
Sarebbe molto più semplice se portasse i pantaloni.
Le donne non votano, non fumano, non chiacchierano in gruppi sulle strade. Se io andassi in piazza e mi venisse voglia di fare la pipì, pensava Gisèle, me la dovrei fare addosso: i bagni pubblici sono solo per gli uomini. I bisogni femminili non sono considerati perché le donne non hanno l'abitudine di andare ai caffè o perché sono donne e basta?
Sentiva anche l'anima stretta nel vestito. Voglia di snodare il nastro della mantellina e buttarla in aria in segno di libertà. Voleva difendere una causa, lei! Voleva esistere! Non essere guardata, ma guardare!
E, invece, restava ferma davanti al fiume, con in mano un giornale che non leggeva.
Tutte le domeniche...
Antoine, lei, il verde degli alberi, il fiume, immobilizzati per sempre nel momento della pesca. Tutto congelato, fisso per l'eternità. Lei, vista da tutti, senza vedere nessuno. Persone sconosciute si sarebbero messe davanti a lei, senza neanche sapere il suo nome, senza mai indovinare che sotto il pesante cappello c'erano i suoi pensieri pieni di dubbi, le sue speranze e proteste più intime... Meglio scacciare quell'idea come un insetto molesto.
Quanto tempo doveva ancora attendere? La gamba destra tirata in avanti iniziava a formicolare.
Antoine, a forza di pescare, era diventato muto come i pesci del fiume. Rivolse gli occhi a lui, naturalmente senza muovere la testa. Lo vide di profilo: i baffi neri e il pizzo sporgente gli davano un'aria un po' arrogante. A dire il vero, Antoine non era arrogante. Era soltanto un uomo.
Improvvisamente osservò suo marito come uno qualunque. Uno sconosciuto. Come sarebbe stato invecchiare vicino a quell'anonimo pescatore domenicale? Per un attimo provò viva indignazione per la ridicola giacca del marito e per l'insignificante paglietta che lui usava tutte le domeniche.
Guardò ancora la prima pagina del giornale come se guardasse un paesaggio indifferente. Non fece a meno di domandarsi se le donne sarebbero riuscite a scrivere nei giornali del prossimo secolo.

 

"Madame et Monsieur, merci!"
La voce del pittore! Era così dolce quando sentiva il suo "merci". Significava: per oggi, basta!
Piegò il giornale. Non fossero quelle amare riflessioni sulla condizione femminile, Gisèle potrebbe quasi ammettere di sentirsi bene lì, sull'erba, ogni domenica. Per lo meno, sopporterebbe con più bonomia la necessaria immobilità.
Antoine poggiò la canna per terra, stiracchiò le braccia, prese un lungo respiro: "E' tutto finito?"
Il pittore asciugò il pennello: "Non ancora. Ne avremo per qualche domenica."
Gisèle non si ricordava da quante domeniche Antoine e lei venivano...
Si avvicinò al cavalletto: "Ah, lei oggi ha completato la mia scarpa e il fiore del cappello. Le uniche macchie rosse..."
"C'è un riflesso rosso anche sulla mia giacca" disse Antoine.
Gisèle guardò attentamente la tela: "E' vero, non l'avevo notato." Si rivolse al pittore: "Mi piace questo suo verde diffuso, un po' inventato, un po' rubato dal paesaggio..."
Il pittore sorrise. Stimolata da quel sorriso, lei preparò una domanda carica dello stesso risentimento che aveva verso il suo secolo: "Mi dica, Monsieur, perché ha finito mio marito prima di me?"
"Una questione di ritmo, Madame."
Se lei ed Antoine erano stati sempre immobili, non capiva perché il pittore parlasse di ritmo. Ebbe il coraggio di formulare un'altra domanda: "Forse per lei, essendo un uomo, è più facile dipingere un altro uomo?"
Non diede tempo alla risposta del pittore: "Mi prometta, Monsieur, che dipingerà tanti ritratti femminili! Lo faccia per il secolo futuro!"
Il pittore osservò che Antoine era al centro della sua nuova tela, questo non si poteva obiettare, ma il primo piano era occupato da lei, Gisèle. Le confessò essere particolarmente interessato alla sensibilità femminile. Le donne avevano, secondo lui, più luce nell'anima. Le avrebbe certamente ritratte!
Tornando a casa, Gisèle si domandò perché alcuni uomini si rendevano conto della luce dell'anima femminile e altri no.
Desiderò sedersi ancora per molte domeniche sull'erba, davanti a Monsieur Renoir.

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